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IL GIOCO DELLA STELLA NASCOSTA

IL GIOCO DELLA STELLA NASCOSTA

In questa immagine c’è una stella nascosta.

Sei capace di vederla?

(soluzione a fondo pagina)

 

La matematica ricreativa

Nel disegno è nascosta una stella a cinque punte (Samuel Loyd 1841-1911). Per riuscire a trovarla bisogna concentrarsi sulla figura e osservala con la mente libera e ricettiva, lasciando in disparte il resto del mondo. C’è chi ci impiega solo pochi minuti, chi alcune ore, chi qualche giorno. Di solito è un’illuminazione improvvisa, ma da quel momento la stella diventa evidente e non sarà più possibile guardare questo disegno senza vederla subito.
“Attenzione e concentrazione”, due abilità non sempre così sviluppate e facili da attivare.
Ma anche capacità di saper “guardare cambiando punto di vista” e di “saper gestire lo spazio” per poter cogliere il piano come il prodotto di parti distinte che è possibile ricomporre riuscendo a riconoscere la figura.
Questo è il segreto della matematica: un problema che all’inizio sembra difficile e forse impossibile, individuato il metodo di risoluzione diventa facilissimo e si ricorda per tutta la vita, l’importante è non scoraggiarsi mai.
Ma questo sottintende un approccio diverso allo studio di una materia spesso definita, a torto, arida ed estremamente complessa.
E’ la Matematica ricreativa, cioè giocare con la matematica, una matematica che ci insegna che un problema è una situazione innanzitutto stimolante, che ci invita alla sfida. Una matematica non per calcolare ma per ragionare trovando soluzioni diverse e diverse strategie per trovarle.
L’accostamento tra Matematica e gioco potrebbe sembrare poco appropriato, soprattutto per il timore che solitamente si prova nei confronti di questa materia. In realtà, come ha scritto Thomas Mann:

«La Matematica è un gioco nell’aria… o addirittura fuori dell’aria, in regioni senza polvere, comunque».

E certamente svolgere un enigma e vincere la sfida gratifica l’autostima, ma soprattutto ci abitua a ragionare, allontanando quella troppo diffusa antipatia, che molti hanno verso questa disciplina.

Un atteggiamento ostile legato al fatto che talvolta, nelle scuole, la matematica viene proposta solo come procedura di calcolo, priva di applicazioni di qualsiasi natura e soprattutto rivolta solo a quelli che hanno il “pallino della matematica”.

Anche Platone (La Repubblica, VII, 536 e 537) sosteneva: «Nessuna disciplina imposta a forza può rimanere durevole nell’anima […]. Quindi […] non educare i fanciulli nelle varie discipline ricorrendo alla forza, ma per gioco, affinché tu possa anche meglio osservare quale sia la naturale disposizione di ciascuno».

Quindi dilettiamoci con la matematica risolvendo: enigmi, puzzle, rompicapi logici, paradossi probabilistici, giochi di strategia, costruzioni geometriche, illusioni ottiche, giochi di magia, e così via; e disquisendo di: Aritmetica, Algebra, Analisi, Geometria, Logica, Topologia, Calcolo combinatorio, Calcolo delle probabilità, Ricerca operativa, e così via.

Lo studio della Matematica è raccomandabile non solo perché è utile, ma anche e soprattutto perché abitua alla chiarezza di esposizione, alla precisione del linguaggio e alla coerenza logica. Attitudini utili a diverse categorie di professionisti, oltre a quella dei matematici.

Infatti la caratteristica peculiare della matematica è l’assoluta attendibilità dei concetti su cui si basa. Una proprietà garantita dal sistematico ricorso alla dimostrazione per confermare la veridicità di una determinata ipotesi.

Di conseguenza, mentre le filosofie, le confessioni religiose, le lingue e le tradizioni popolari sono innumerevoli, e sono indotte dal contesto storico e geografico nel quale nascono e si sviluppano, la Matematica è la stessa in ogni parte della Terra.

E’ per questo che la Matematica non solo disciplina le altre materie scientifiche, ma regola anche ogni altra forma d’arte, come: Architettura, Pittura, Scultura, Musica, Poesia, e così via.

“Io esorto a studiare matematica pur chi si accinge a divenire avvocato o economista, filosofo o letterato; perché io credo e spero che non gli sarà inutile saper bene ragionare e chiaramente esporre”

Alessandro Padoa (1868-1937).

 

(soluzione)

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